Back to Exhibitions

Oltre la forma. Il gesto

21 Giu 2025 - 21 Ago 2025

 

Oltre la forma. Il gesto

sabato 21 giugno 2025

Castello dal Verme, Zavattarello, Oltrepò Pavese

ingresso libero

 

Nel cuore pulsante dell’Oltrepò Pavese, là dove le colline smettono di essere solo paesaggio e le pietre custodiscono silenzi secolari, Zavattarello si riconsegna all’arte con un gesto che è molto più di una semplice decorazione urbana: è affermazione identitaria, apertura culturale e visione di lungo respiro.

In questa geografia intima, antica eppure continuamente riscrivibile, il 21 giugno si inaugura un ambizioso progetto di riattivazione culturale e simbolica del borgo. Un parco diffuso di sculture monumentali – opera e lascito della visionaria Luciana Matalon – si intreccia con una doppia mostra fotografica di Nello Taietti che lega, in un fil rouge poetico e rivelatore, la dimensione umana del ritratto e quella materica dell’architettura.

Le opere di Matalon (artista milanese dalla profonda tensione spirituale, capace di coniugare rigore formale, verticalità del pensiero e tensione simbolica) trovano spazio nei punti più iconici del borgo – slarghi, scorci, vie lastricate – trasformandolo, sottilmente e irrevocabilmente, in un paesaggio d’autore. Non si tratta solo di bellezza ma di una forma di militanza culturale. Le sue figure – arcaiche e futuribili, visionarie e cosmiche – non invadono lo spazio ma ne emergono come presenze necessarie, come strutture dimenticate di un rito collettivo. Monumenti alla tensione umana verso l’infinito, radicati nella terra e rivolti al cielo, che sussurrano di imporsi. Sentinelle del tempo, materia incisa di memoria e visione.

È significativo che proprio in questo contesto si apra, al Castello Dal Verme, una stanza permanente dedicata all’artista, un luogo dove le sue visioni continuano a vivere e generare senso. Matalon diventa così figura tutelare del borgo e il castello, non più solo contenitore storico, diventa cuore critico: una fabbrica di visioni. Lì si snodano anche due mostre fotografiche, entrambe firmate da Nello Taietti, che ci proiettano in una dimensione estetica e antropologica dove lo sguardo non è mai neutro, ma partecipato, immersivo, calibrato sull’oscillazione sottile tra distanza e prossimità.

La fotografia di Nello Taietti è un actus poeticae proximitatis: non un gesto tecnico o uno sguardo che cattura, ma un esercizio empatico del vedere, dove la lente si fa strumento dell’anima. È uno sguardo che non cattura, ma convive; che non isola, ma connette. L’immagine, in questa prassi, non si limita a documentare: scava, interroga, ascolta. Ogni scatto nasce da una relazione, da un’intimità costruita nel tempo, da un incontro autentico tra l’artista e il suo soggetto. È in questa vicinanza che la fotografia si fa racconto, gesto di immersione, forma di presenza.

Nel dittico espositivo allestito presso il Castello, Taietti articola una doppia narrazione solo in apparenza disgiunta. Nella prima serie, il ritratto umano emerge non come semplice fisionomia, ma come epifania della presenza: volti che non si offrono allo sguardo, ma lo ricevono. Sono figure di un’umanità non estetizzata ma restituita, riconsegnata al suo paesaggio vitale con una delicatezza che si fa etica. Lo sguardo dell’artista si muove secondo il tempo dell’attesa, dell’ascolto e della reciprocità. Le sue immagini sono reliquiae viventes, non testimonianze ma risonanze. Figure che sembrano venire da un altrove immobile, icone di un mondo che non chiede d’essere salvato, ma di essere visto, con uno sguardo capace di rispetto e lentezza. Lontano da ogni estetica “instagrammabile”, Taietti recupera l’etica del tempo lungo, l’empatia, l’immersione. La sua è una fotografia che respira, che resta, che sa aspettare.

La prima mostra – composta da intensi ritratti fotografici realizzati in un contesto rurale e ameno – racconta il silenzioso dialogo tra l’artista e le persone incontrate. L’obiettivo diventa strumento di indagine e coesistenza, non intrusione ma pellegrinaggio visivo. L’uomo e il luogo si fondono in una narrazione profonda, che interroga l’identità e la permanenza.

La seconda serie è invece un piccolo capolavoro concettuale: fotografie analogiche di portoni antichi a Varzi, paese limitrofo a Zavattarello. Anche qui, la soglia è protagonista. Ma mentre nella prima mostra la soglia è quella tra individuo e territorio, qui è tra interno ed esterno, tra passato e presente. Le superfici vissute, i legni incisi dal tempo, le ombre ferrose, diventano volti senza occhi, corpi senza voce. Ecco il punto di incontro tra le due esposizioni: la soglia. Il bordo. L’intercapedine tra ciò che siamo e ciò che eravamo. Che sia una porta chiusa o uno sguardo aperto, Taietti ci invita a sostare in quel punto di sospensione dove il significato si forma, tra il detto e il non detto. È un omaggio quasi archeologico in cui l’obiettivo non è documentare ma trasfigurare l’oggetto in segno. I battenti consunti, i ferri ossidati, le venature del legno diventano epidermidi del tempo, ritratti a loro volta, maschere.

In questo doppio corpo espositivo – perfettamente innestato nel contesto del Castello – la fotografia non è solo mediazione estetica: è strumento di indagine, di costruzione di legami. È, ancora una volta, un modo per pensare il territorio non come sfondo, ma come soggetto. Ed è in questo senso che l’intera operazione Zavattarello Arte si fa politica. Politica nel senso profondo e greco del termine: gestione della polis, costruzione di futuro attraverso la cultura. Un modello, per chi ha occhi per vedere.

 

info e contatti:

Fondazione Luciana Matalon
+39 02 878781
[email protected]
www.fondazionematalon.org

orari di apertura
10:00 – 13:00 | 14:00 – 19:00
ingresso libero

Castello dal Verme di Zavattarello
+39 3395370214 | +39 3518161906
[email protected]
www.castellodalverme.com

orari di apertura
Weekend e festivi:

Mattina: dalle ore 11 alle ore 12

Pomeriggio: ogni ora dalle ore 14 alle ore 19 (ultimo ingresso ore 18)

Accessibile previa prenotazione

  • Data: 21 Giu 2025 - 21 Ago 2025
  • Location:Castello dal Verme - Zavattarello (PV)